Intervento Toni Vadell - Movimento dei Cursillos di Cristianità in Italia

Cursillos di cristianità in Italia
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Intervento Toni Vadell


Una breve premessa
Non so come si fanno i cursillos qua in Italia per cui vi dirò quello che viviamo col coordinatore di Palma di Maiorca dove è nato questo bel movimento che è espressione di questa freschezza della Chiesa e dello Spirito.


Come sul cammino di Emmaus
Guardiamo l’incontro di quel personaggio che si è avvicinato ai due discepoli che andavano verso Emmaus provenienti da Gerusalemme e ha chiesto loro di cosa stessero parlando. C’è un dialogo, poi questo personaggio ha spiegato la “Parola” che si riferiva a Lui stesso.
Arrivati alle porte di Emmaus i due hanno detto a quel personaggio che non hanno riconosciuto “Rimani con noi”.
Poi sono andati a casa e l’hanno riconosciuto allo spezzare del pane.
Dico questo perché il movimento dei Cursillos è una grande opportunità per vivere questo.
É vero che nella vita del prete, nella vita del diacono, ma anche nella vita del laico, questo è una grande opportunità per trovarsi con tante persone sulle strade della vita, però il Cursillo è una opportunità, come un laboratorio. C’è in esso la spiritualità dell’amicizia, la vicinanza alle persone che vi partecipano, senza dire “io sono questo, io sono quest’altro”. Al Cursillo noi siamo persone, tutti figli di Dio. É l’esperienza di camminare, dello stare insieme per “cercare insieme”.
Quando quel personaggio, che è Gesù, si avvicina a quei personaggi che non lo conoscono non dice chi è. Egli mostra di interessarsi a quello che loro vivono.
Quando superano le porta della città, c’è un momento molto speciale perché i due aprono il cuore a
quel pellegrino che cammina con loro.
Questa è la bella esperienza che tanti fanno al corso. I due arrivano a dire “Rimani con noi”. Nella porta della loro vita, aprono la porta del proprio cuore a Dio.
Come è bello avere questo dono, questa opportunità…! Quello di stare nel Cursillo, prima che un servizio è un dono. É quello che diceva Sant’Agostino: “Vescovo tra voi, fratello tra voi, servo per voi”. Una cosa va con l’altra: non siamo soltanto noi che ci avviciniamo ai “lontani”. Abbiamo bisogno anche noi della vicinanza degli altri. Tu sei vescovo o sei prete o sei diacono per gli altri ma hai bisogno della loro amicizia, della loro vicinanza.
All’interno del gruppo mi ha colpito molto quel prete che ha detto “Ho paura che al mio incontro con Gesù, Lui mi possa dire «Non ti conosco». Sicuramente la cosa più bella che può venire da un Cursillo è scoprire chi siamo, scoprire la nostra vocazione. Chi sono io...? Sono un figlio di Dio.
É questa la missione che svolgiamo nel Cursillo: camminare con “lontani”, farli restare con noi, farli restare con l’equipe dei laici. Non è scoprire soltanto la vocazione dei “lontani” venuti al Cursillo, ma scoprire anche chi siamo noi, singolarmente. Questa è la cosa bella: condividere la strada e avere la gioia, non soltanto di scoprire il “profumo delle pecore”, ma anche il “profumo della strada”. Questa è la prima esperienza dell’essere prete in un Cursillo.

Tre aspetti fondamentali
Ci sono tre aspetti fondamentali per un sacerdote in un Cursillo.
• Il Cursillo permette al prete di scoprire la bellezza di essere prete, semplicemente prete.
• L’annuncio della Parola.
• La preghiera.
Gli Atti degli Apostoli ci dicono che questi chiamarono i diaconi perché li sostituissero nelle comuni faccende mentre essi si sarebbero dedicati alla preghiera e all’annuncio della Parola. La missione del prete nel Movimento è proprio questa: pregare per il Precursillo, pregare là nel Cursillo, pregare durante il Postcursillo. La prima missione del sacerdote nei Cursillos è pregare, pregare per l’equipe, pregare per il rettore, stare vicino ai laici, vicino al rettore e … pregare per loro. La missione non è solo dell’equipe e del rettore. L’equipe è la comunità della Chiesa. Questo è veramente bello.
La missione fondamentale
Secondo la mia esperienza, l’altra missione fondamentale del prete e del diacono è quella del pastore. Noi non dobbiamo fare i teologi, sono tanti quelli che hanno questo ministero. Noi dobbiamo essere pastori, dobbiamo accompagnare le persone. La prima cosa che fa Gesù con i due di Emmaus è avvicinarsi a loro e chiede di cosa stessero parlando, di cosa stessero provando nella loro vita.
Vero pastore è quello che dà precedenza all’ascolto e non al proprio parlare perché, quando si comincia a parlare senza ascoltare, a volte sbaglia. Quando si ascolta la vita, prima di tutto occorre dire “grazie”. Per parlare, occorre pensare a cosa dire alle persone. Gesù accompagna le persone sulla via di Emmaus e notiamo che, prima di parlare, ascolta la vita di quelle due persone, poi spiega la Parola che fa riferimento a Lui. Anche noi, quando parliamo, dobbiamo fare riferimento a Lui, alla Sua Parola. Quella Parola ha attraversato la mia vita, ha colpito il mio cuore.
A volte i nostri rollos mistici sono più lezioni di teologia che Parola che ci ha colpito il cuore. I rollos laici, invece, sono quasi sempre una testimonianza. Tutto quello che raccontano sono vivenze, la loro vita di laici.

Più testimoni che teologi
Il Cursillo è il movimento del “primo annuncio”. Là non c’è bisogno del teologo che racconta la dottrina, ma del testimone. Il documento “Ad gentes” del Concilio Vaticano II dice che nell’evangelizzazione occorrono prima di tutto la testimonianza e la carità, l’amicizia e la carità cioè quello che ha fatto Gesù nella mia vita. Dopo viene l’annuncio esplicito. Per questo dico “accompagnare la vita”. I nostri rollos, più che mistici devono essere di testimonianza non lezione di teologia.

Testimoni e servitori
C’è, inoltre un altro elemento fondamentale per il prete: il servizio. Don Tonino Bello ci ricorda che Gesù, all’Ultima Cena, depose le vesti, si mise il grembiule e poi fece la lavanda dei piedi. Poi si rimise le vesti ma senza togliersi il grembiule. Al prete quindi non si deve regalare la casula, ma un grembiule. Noi siamo servitori. Il nostro ruolo è nel servire la piccola comunità. La nostra autorità di sacerdoti si vede nel servizio. Il nostro ruolo come prete nel Cursillo non è quello di dirigere, non è quello di rettore ma il semplice ruolo di servitore.
A noi a volte costa fatica fare questo perché, solitamente, il nostro ruolo, nella parrocchia o nella curia, è quello di dirigere, di dire l’ultima parola. A noi a volte costa fatica lavorare in équipe con i laici perché in genere svolgiamo il ruolo di quello che presiede. Nel Cursillo, invece, troviamo la bella opportunità per scoprire proprio questo ruolo semplice, il ruolo di quello che annuncia la Parola, di quello che cammina per strada con l’equipe per avvicinare al Signore quelli che ancora non l’hanno scoperto. Da parte mia posso dire che il Cursillo mi ha aiutato tanto a scoprire chi sono io, cosa mi chiede il Signore.
Io penso che il XXI secolo, come ha detto una volta il cardinale Lustiger davanti all’altissimo incarceramento di preti, sia sicuramente un segno, forse un segno dello Spirito che ci fa pensare un cambiamento della pastorale.
Abbiamo i preti di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo una storia, una tradizione in cui la pastorale appare molto clericale e forse adesso è tornato il momento in cui abbiamo l’opportunità di scoprire qual è il ruolo del laico, del religioso e del prete. Secondo me c’è la tentazione di svalutare il ruolo del prete, cosa che sarebbe un errore, mentre bisogna valorizzare il ruolo e il ministero del prete, del diacono e del laico nella loro missione nella Chiesa.
Secondo me, in un movimento come il nostro (ma anche in altri movimenti), se sì agisce da pari a pari ci troviamo davanti ad un nuovo modello di Chiesa, un nuovo modello pastorale di situarsi in un contesto nuovo, diverso. In un mondo cambiato dobbiamo avere un altro volto, sicuramente più laicale, però con la presenza del presbitero nel suo posto, quello che Gesù e la Chiesa ci chiedono.

Ruolo della comunione
Secondo me, al prete compete un ruolo molto importante: quello della comunione (oltre a quello dell’annuncio e di quanto abbiamo detto prima).
La Chiesa deve essere Chiesa di comunione. L’ha detto papa Francesco ed è un’espressione molto bella che occorre tradurre in pratica. Tradurla in pratica, però, è una fatica perché è una scelta. Bisogna mettere in comunione i diversi carismi dei laici e a questo si vive soprattutto nell’Eucarestia.
Ruolo di comunione, ruolo di riconciliazione: è una bella missione, un bel ministero. E questo servizio di comunione il cristiano lo deve vivere nella famiglia, nella strada, nel lavoro. Noi dobbiamo essere quello che il Signore tacitamente si aspetta da noi, persone di comunione profonda.
A me piace molto quel brano del Vangelo in cui vediamo Gesù davanti a tante persone stanche e affamate che l’avevano seguito e ascoltato per tanto tempo. Lui dice agli apostoli “Dobbiamo dar loro da mangiare” e gli apostoli si mettono le mani nelle tasche e dicono: “Ma abbiamo soltanto cinque pesci e due pani, non è possibile”. E Gesù replica: “Fate voi, dite loro di sedersi nella campagna”. Il vangelo dice che in quel posto c’era tanta erba verde. Questo è bello perché ci si poteva sedere tranquilli, comodi. Non si aveva bisogno della sedia.
C’è da cogliere un aspetto molto importante. Quante volte si sente dire “la mia sedia, quella è la mia sedia, questa è la mia cattedra, il mio posto, il mio titolo…”
Questo fatto tante volte ci divide anche perché la sedia dà sicurezza perché …”””io sono il prete, io sono il parroco, questa è la mia sedia…”. No… no… no…”. Gesù mette la gente a sedere per terra. Non ci sono problemi di sedie. Qua quello che conta è l’amore. Il pane avanza perché non ci sono state “sedie”. Dico questo perché al Cursillo ci si trova tutti a vivere la bellezza di essere “in campagna” seduti sull’erba. Laici preti, lontani, diversi: siamo tutti uguali sull’erba. Ma poi ci accorgiamo che non è vero, non siamo uguali, siamo diversi. Ma come compaginare la diversità e la comunione e l’egualianza?…
Ecco … è lo Spirito. Questo è un dono dello Spirito. Quando noi organizziamo le nostre “sedie” c’è la divisione. Quanto lasciamo fare lo Spirito, quando lasciamo a Lui il dono dei diversi carismi è comunione. E il carisma del prete, del diacono e del laico è lo stesso. Siamo uguali sull’erba, ma diversi nello spirito. E questo ci permette di vedere gli altri con lo sguardo del Signore e ringraziarLo per il dono di Dio che ci ha fatto.
Quando uno di noi si siede sulla sua sedia, alla sua cattedra, nella sua casa, nella sua parrocchia è perché ha paura. Si siede perché vedendo avvicinarsi qualcuno ha paura che l’altro possa prendere la sua sedia ecc. Questo non è comunione, questa non è diversità, è divisione.
Quindi meditare, contemplare, l’episodio della moltiplicazione del pane e dei pesci è molto importante soprattutto per scoprire l’erba verde, scoprire che in un Cursillo è bella l’opportunità di essere Chiesa. Siamo diversi ma uniti dallo Spirito. Mi piacerebbe dire che nel nostro ruolo di preti e di diaconi, noi dovremmo avvalorare maggiormente la liturgia, la celebrazione.
Da noi a Mallorca penso che dobbiamo imparare di più, dobbiamo sviluppare un po’ di più la celebrazione dentro il Cursillo, non nel senso di aumentare le celebrazioni ma nel metterci maggior cura. Si tratta di un incontro col Signore e questo va curato con delicatezza.


Una domanda per finire…
Permettetemi di finire con una domanda da fare a noi stessi: “Con chi condivido la mia vita?”
Dobbiamo essere più vicini agli altri, più amici veri. Questa è la nostra relazione: il servizio all’altro. Anche noi abbiamo bisogno della vicinanza, abbiamo bisogno dell’amicizia abbiamo bisogno dell’affetto, dell’amore …
Per questo dobbiamo chiederci a volte “Con chi condivido la mia vita, chi mi conosce veramente, chi conosce le mie ferite…”. Non dobbiamo condividere la vita soltanto con l’amico prete o con amici preti o col nostro direttore spirituale. Abbiamo bisogno di condividerla anche con i laici, con alcuni amici. Abbiamo bisogno di guardare negli occhi qualcuno che ci dice “Ascoltami, questo non va, quest’altro non va, devi cambiare questo …”. Chi è che fa questo nella mia vita…, chi si mette a fare questo con me e mi dice queste cose… Abbiamo bisogno anche noi di qualcuno che ci conosca, che ci ami e di sentirci dire quello che ci piace sentire.
L’opportunità di condividere il Cursillo con un gruppo di laici è una bella opportunità per crescere, per imparare ad essere Chiesa, per imparare ad essere servitori. Questa è la scuola di vita.
Qui non siamo esperti per niente. Siamo semplicemente allievi, impariamo sempre. Quindi … tanti auguri!

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Gianluigi Genovese
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