Intervento Nino Monaco
Assemblea Nazionale di Frascati - Ottobre 2015
Con questa assemblea vogliamo offrire all’attenzione di tutti i gruppi diocesani del Cursillo italiano la possibilità di un sereno confronto sui percorsi pensati dal Coordinamento Nazionale, quelli intrapresi nel corso di quest’anno ed i progetti futuri da costruire insieme. Questa non è un’assemblea elettiva ed è perciò naturale che ci sia ampio spazio all’esposizione delle realtà presenti nei vari territori e diocesi e quindi delle prospettive che si pongono per il cammino che ci attende.
Come avete visto, onde agevolare la massima partecipazione e limitarne i costi, il tempo a nostra disposizione si è notevolmente ridotto. Per questo la nostra presenza, persone responsabili ai vari livelli del Movimento, dovrà rendersi attenta ad osservare due criteri: quello dell’essenzialità e quello della semplicità.
Essenziale vuol dire che, quanti siamo qui dovremmo dare per scontato di conoscere bene il nostro movimento, il carisma, le idee fondamentali, il cammino fin qui percorso e quindi dovremmo sapere di cosa parliamo. I momenti per approfondire questi temi sono affidati soprattutto alla partecipazione ai Cursillos per Responsabili, Convivenze di Studio, Conversazioni sul Carisma, oltre a quelli previsti a livello diocesano.
Semplice vuol dire essere chiari, non avere retro-pensieri: lo chiede anche Papa Francesco come metodo di lavoro nei suoi incontri.
Dice Papa Francesco parlando ai vescovi: “Una condizione generale di base è quella di parlare chiaro con parresia e al tempo stesso si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli senza dover per forza essere precipitosi nelle interpretazioni o conclusioni”.
Questa assemblea si pone come primo obiettivo quello di promuovere e vivere la collegialità qui rappresentata dalle diverse realtà diocesane, territoriali e nazionale per cercare di orientare il cammino del Cursillo, attenti ai segni dei tempi, adattando, ove possibile, nuove vie alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società, secondo quanto indicato da Papa Francesco nel suo discorso all’ Ultreya del 30 aprile: “tradurre il cursillo senza tradirlo, tenendo sempre acceso il fuoco del primo amore”.
Si rende perciò necessaria una ampia condivisione delle difficoltà che ostacolano o condizionano il cammino del Cursillo: come potremmo noi del Coordinamento Nazionale parlare delle problematicità o delle esperienze positive senza che siate voi, la base del Movimento, a presentarcele?
I responsabili territoriali ci daranno notizia e tutti noi rimarremo in ascolto cercando di capire; infatti ascoltare è molto più che sentire (i suoni si sentono … i rumori si sentono …). Nell’ascolto reciproco invece ciascuno ha qualcosa da imparare.
Per noi responsabili nazionali, territoriali, diocesani l’unica autorità è quella del servizio e l’unico potere é quello della croce (vangelo di domenica scorsa) “voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” (Mt. 20,25-27).
Tutti sappiamo che la prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarLo sempre di più.
Però che amore sarebbe quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere?
Papa Francesco ci invita: “Ditelo! Comunicate quello che il Signore ha fatto con voi! L’incontro con Cristo, con la misericordia che egli ci dona, deve essere rinnovato ogni giorno nella Parola, nei Sacramenti, nell’Eucaristia e nella Riconciliazione! Nelle opere di misericordia: “compito per casa eh!”. Amicizia con Dio dalla quale scaturisce poi quella con i fratelli.
“Le vostre riunioni di gruppo devono favorire l’apertura ad una dimensione sociale ed ecclesiale più grande. La Chiesa … Cercate modalità che permettano di andare avanti col vostro carisma. Andate sempre oltre, fate qualcosa per evangelizzare senza fare proselitismo. Uscite dalle vostre comodità e abbiate il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del vangelo, rendendovi testimoni nelle opere.”
Questa assemblea è il luogo in cui verificare quanto siamo ancora capaci di proporre l’annuncio nei nostri corsi, tenendo conto della realtà oggettiva e come possiamo articolare i nostri Precursillos in un contesto pluriculturale e plurireligioso come l’attuale.
Sono necessari pertanto un supplemento di discernimento per comprendere il tempo presente; l’intelligenza per capire quali modalità di comunicazione e di formazione e attenzione è bene mantenere nelle nostre Scuole Responsabili, quali forme nuove costruire per camminare e seminare senza l’ansia dei risultati immediati e nella consapevolezza che lo Spirito è all’opera (61 Evangelii gaudium – Alcune sfide culturali).
Papa Francesco ha ricordato come sia importante avere la pazienza dell’accompagnamento e la misericordia necessaria.
Per percorrere la strada dell’annuncio, però, abbiamo bisogno di sentirci sempre interpellati in prima persona dal Vangelo.
Il Cursillo cresce nella sua capacità di missione per l’evangelizzazione nella misura in cui vive il discepolato, senza arroccamenti: sapremo essere credibili annunciatori della misericordia del Signore se continueremo innanzitutto a lasciare aperto il nostro cuore ad essa.
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L’anno scorso in questo periodo abbiamo ricevuto la risposta di Papa Francesco che ci avrebbe accolto a Roma per festeggiare con noi i 50 anni del cursillo in Italia. E’ stato così che ci siamo messi in movimento per farci trovare pronti, con “la veste bianca”, per essere degni di partecipare al banchetto.
Ci siamo sentiti amati di un amore normale; il Suo è stato davvero un abbraccio di padre che voleva dire: vi voglio bene; state percorrendo la strada giusta, non fate proseliti, conoscete l’amicizia, la sapete dare; non vi atteggiate a maestri ma sapete essere compagni di viaggio.
“Voi siete stati chiamati a mettere a frutto il carisma che il Signore vi ha affidato, prendendo l’iniziativa, coinvolgendo con simpatia, per testimonianza e attrazione. Siete invitati ad accompagnare le persone nel cammino della fede con rispetto e amore”.
Se tutto questo abbiamo ascoltato, se ci siamo accorti che il Papa ci conosce nel profondo, allora il Cursillo dovrebbe sentire al suo interno una spinta tale da portarci ad uscire, ad osare, ad amare, una spinta che non potrebbe passare inosservata e dovrebbe essere capace di accendere autentiche fiaccole di misericordia negli ambienti in cui viviamo.
Nella misericordia si scopre il modo in cui Dio ama: Gesù rivela nella tenerezza il Padre con tutto il suo modo di essere (parole e gesti).
Siamo chiamati a vivere di misericordia perché a noi per primi è stata usata misericordia: tutti ricordiamo la parabola del Padre Misericordioso, cuore dell’annuncio del vangelo e riproposta all’inizio del cursillo.
Così papa Francesco afferma che per essere capaci di misericordia “dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio: contemplare la misericordia di Dio e farne il nostro stile di vita” e se, come noi ne abbiamo fatto esperienza viva, allora la misericordia che ci è stata offerta dobbiamo riversarla sugli altri.
In questo anno, nella mia esperienza di coordinatore, visitando alcune diocesi, ho visto in realtà dei segni belli e coraggiosi, ho incontrato ed ascoltato tante persone generose, anche persone speciali che sanno davvero spendersi.
Ho dovuto purtroppo incontrare anche la pesantezza, la difficoltà di alcune scuole, il ripiegamento su se stessi: in alcuni casi è venuta meno la spinta profetica e ci si confronta più sulle regole e sull’applicazione fiscale di statuto e regolamento, piuttosto che sulla ricerca della comunione e della santità.
So bene che ci sono difficoltà oggettive che a volte rallentano il cammino dei nostri gruppi; che in tante diocesi la fatica sembra superare la gioia di camminare insieme; che in alcune diocesi si incontrano resistenze ad accettare le indicazioni del Coordinamento Nazionale, ma quello che mi è sembrato di rilevare è che, alla base delle difficoltà, c’è spesso l’incomprensione, il poco ascolto, la scarsa capacità di mettersi nei panni del fratello, la critica che diventa giudizio spietato, il bisogno di difendere le proprie idee più che cercare di capire quelle degli altri.
E così non si va da nessuna parte.
Perdonare, usare misericordia, significa non inchiodare una persona o un gruppo di persone a quanto possono, secondo noi, aver fatto di male. Non identificarle con la realtà dei loro errori, ma lasciar loro la speranza del futuro e noi, esperti di Cursillo, in questo dovremmo essere maestri (quante cantonate prendiamo quando crediamo di poter giudicare le persone al momento del montaggio).
La misericordia che Dio usa verso di noi, e che attraverso papa Francesco, si riverserà abbondante in virtù della proclamazione di questo Anno della Misericordia, ci fa contrarre un grosso debito con Dio e con i fratelli: la stessa Misericordia che ci è offerta dovremo riversarla negli altri. Qual è il debito che contraggo accettando la misericordia di Dio? Che a mia volta devo esercitarla verso chi mi sta vicino, e anche lontano. Infatti, la mia vita cristiana si articola e si costruisce nel rapporto con il prossimo.
La misericordia che Dio usa verso di me mi obbliga a guardarmi attorno per individuare coloro cui offrire la mia vicinanza, quelli che più di altri hanno bisogno di aiuto, non solo con gesti episodici. Ebbene i nostri moti di misericordia devono indirizzarsi verso coloro che se non fossero aiutati da noi non sarebbero aiutati da nessuno.
Tale atteggiamento per il cristiano ha come base di partenza le opere di misericordia spirituali e corporali, quell’insieme di piccoli e anonimi gesti (dar da mangiare a chi ha fame, da bere, visitare gli infermi e i carcerati, fasciare piaghe) che la fede ci dice essere fatti a Gesù, e che possono alleviare la sofferenza attorno a noi e spalancare le porte del paradiso.
Non a caso papa Francesco ci ha ricordato come è necessario avere familiarità con la parola di Dio che ci spalanca alla familiarità con le opere di misericordia, non raccontate ma profondamente vissute. Abbiamo un incontro “unico” con il Papa alle nostre spalle, e davanti a noi abbiamo un anno giubilare che si chiama “Anno della Misericordia”.
Non dovremmo inciampare, fare grossi errori o peggio ancora cadere nelle incomprensioni.
Noi del Cursillo dobbiamo “masticare” un anno di misericordia che deve diventare l’atteggiamento fondamentale della nostra vita nel nostro movimento.
In questo primo anno da coordinatore, ho cercato di ascoltare molto per capire se davvero siamo ancora capaci di mostrare nella nostra vita e quindi nelle nostre vivenze e nelle nostre intendenze i segni di quel misericordioso volto di Dio che sorprende i cuori e le coscienze. Credo che saremo ancora capaci di mostrarli, anzi ne sono certo, perché ad ogni rientro si vedono ancora i segni della Grazia raccontati nelle testimonianze dei nuovi corsisti.
Misericordia dunque all’interno delle nostre scuole diocesane, delle nostre Ultreyas, dei nostri gruppi, dei nostri coordinamenti ad ogni livello, diocesano, territoriale e nazionale.
Prima al nostro interno, per poter parlare di Cristo a chi ancora non lo conosce ed essere testimoni credibili con quanti ci considerano responsabili dell’immagine di Dio e anche del nostro Movimento.
Rispettare, difendere, promuovere, garantire l’umano, tutto ciò che è umano: in questo vi è l’immagine di Dio, magistralmente indicata come paradigma di tutta l’enciclica sulla cura della casa comune “Laudato Si”, che diventa compito da svolgere per tutti. DECOLORES.