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Capitolo 4

Storia

Il Vescovo Mons Juan Hervàs

Il soffio dello Spirito...

Dopo il rientro dei pellegrini da Santiago de Compostela, tutta Mallorca era galvanizzata da un entusiasmo contagioso, il sogno era diventata realtà, ma l'interrogativo ("Siamo andati a Santiago per santificarci… Adesso che faremo?") posto da don Sebastian Gayà proponeva nuove sfide ai giovani cattolici.
Abbiamo già avuto modo di presentare la figura di questo sacerdote che tanto peso ebbe nella messa a punto di alcuni elementi essenziali del nuovo metodo; ora ritengo opportuno introdurre alcune considerazioni sulla personalità complessa delle altre due figure carismatiche che diedero forte impulso e contenuto teologico al Cursillo: il vescovo mons. Juan Hervàs e don Juan Capò, un giovane sacerdote di Maiorca.
Insieme a don Sebastian Gayà, essi sono la prova tangibile dell'azione dello Spirito in quel particolare momento storico. Eppure erano espressione pura di una Chiesa preconciliare, poco aperta alle novità, soprattutto se provenienti dal mondo laico…
Per capire la personalità di mons. Hervàs, che diverrà la bandiera ed il paladino dei Cursillos, riporto quanto scrisse l'avvocato Francisco Fortezza sull'incontro avuto con alcuni anni dopo:
"Era in corso il Concilio Vaticano II e, grazie a Dio, la figura dei vescovi era ormai molto più vicina ai credenti. Il clergyman veniva sistematicamente indossato, non solo dai sacerdoti, ma anche da vescovi e cardinali.
Il giorno prima dell'incontro con mons Hervàs avevo avuto modo di intervistare un vescovo sudamericano; un incontro cordiale, aperto, improntato alla semplicità ed alla apertura verso le novità che il Concilio stava proponendo… un'esperienza radicalmente diversa da quella che mi aspettava il giorno seguente.
Mi erano state preliminarmente indicate le regole da seguire durante l'incontro. All'ingresso del vescovo avrei dovuto salutarlo, inginocchiandomi e baciando l'anello, senza stringere mai energicamente la sua mano; soltanto lui poteva considerare chiuso il colloquio ed io, a quel punto, avrei dovuto richiedere la sua benedizione inginocchiandomi nuovamente…
Poco prima dell'ingresso di mons. Hervàs il suo segretario controllava che ogni cosa fosse al suo posto, e che nulla ostacolasse il percorso verso la sedia a lui riservata. Il vescovo entrò solennemente nella sala e, malgrado la giornata fosse caldissima, indossava tutti i paramenti e simboli del suo rango.
Tutti i presenti, uno per uno, lentamente si inginocchiarono baciando l'anello; io ero l'ultimo e, confuso dal marcato formalismo, avevo già dimenticato i particolari dell'intervista. Iniziò il colloquio e, verso la fine, mi sentii incoraggiato a comunicargli il disagio che avevo provato nel seguire il rigido cerimoniale da seguire durante gli incontri. Con un sorriso smagliante mi rispose seccamente: "Ad ognuno il suo ruolo".
Si mostrò inflessibile nel sostenere le sue tesi e poco disposto ad accettare suggerimenti o consigli.
Approfittai dell'occasione per spezzare una lancia in favore di Eduardo Bonnin che in quei giorni era rimasto vittima di un malinteso, ma la sua risposta mi gelò: "Lei ha ragione, ma non le ho chiesto la sua opinione".
Questo era mons. Juan Hervàs… eppure è stato l'angelo dei Cursillos, colui che diede al nascente Movimento il più appassionato dei sostegni, pagandone di persona le conseguenze. Non è stato il fondatore dei Cursillos, come sostiene qualcuno, ma senza di lui il Movimento non avrebbe avuto la diffusione attuale; ha amato fino all'ultimo quella che considerava una sua creatura.
Ciononostante mons. Hervàs non ha mai partecipato ad un Cursillo! Può apparire un assurdo, ma il Vescovo che è stato portabandiera dei Cursillos, colui che li elevò al rango di Movimento ecclesiale e diede loro nome e risonanza universale, non abbia mai fatto esperienza diretta dei "tre giorni".
Forse è stato meglio così… il clima disinvolto, tipico del Cursillo, il linguaggio, quella che poteva apparire come eccessiva confidenza con il Tabernacolo avrebbero potuto risultare sgraditi ad un prelato conservatore e con un marcato senso dell'autorità.
Lo Spirito alitò su Mallorca in quegli anni… Il nostro Vescovo scelse per trascorrere i suoi ultimi anni proprio l'isola dove erano nati i Cursillos di Cristianità, che tanto aveva amato pagando in prima persona le conseguenze delle sue scelte.
Passò gli ultimi quattro anni della sua vita a Felanitx, affrontando cristianamente una lunga e dolorosa malattia finché il 6 giugno 1982 il Signore non lo chiamò a Sé per portarlo nella schiera dei servi buoni e fedeli.
Il suo segretario personale volle ricordarlo in un articolo pubblicato sulla stampa con queste parole: "La grande battaglia di mons. Hervàs, quella che gli ha dato le più grandi gioie, ma anche enormi dolori, è stata quella di restituire ai laici il ruolo attivo e responsabile che spettava loro nell'ambito della Chiesa. È stato un autentico precursore dell'inserimento pieno dei laici nelle attività ecclesiali in un epoca in cui il clero li considerava dei veri e propri minorenni spirituali".

Anche don Juan Capò è stato uno dei pilastri fondamentali dei Cursillos cui diede fondamento teologico e lasciando in essi il marchio della sua personalità. Ha difeso con energia la assoluta ortodossia del MCC scontrandosi in più occasioni con i suoi detrattori.
Don Juan Capò sostituì Gayà come responsabile diocesano dei giovani di Mallorca, mantenendo questo impegno a lungo.
Dotato di una grandissima intelligenza, aveva una dialettica affascinante e coinvolgente accompagnata da uno sguardo elettrizzante un sorriso contagioso che conferiva serenità e fiducia in chi lo ascoltava. Riusciva a sostenere con passione e brillanti ragionamenti le sue opinioni… insomma una personalità travolgente.
Incarnava mirabilmente la Chiesa di Pio XII, da un lato una grande e gioiosa apertura verso la novità rappresentata dai nuovi corsi di cristianità e dall'altro sentiva forte la responsabilità di preservare l'ortodossia del nascente Movimento.
Si racconta che, alla fine di un convegno, fu avvicinato da un altro sacerdote che voleva congratularsi per le solide argomentazioni trattate ed invitarlo a tenere un incontro nella sua parrocchia.
Don Juan sorridendo rispose: "Mi creda… ho altrettanti argomenti per sostenere la tesi opposta!". L'invito non fu fatto.
Una personalità travolgente, ma anche complessa quella del teologo dei Cursillos, un animo da bambino, proiettato sempre verso il futuro. Erano famose le sue filippiche contro coloro che in qualche modo si discostavano dal magistero della Chiesa; voleva essere il primo in ogni cosa e non accettava che fossero messe in dubbio le sue affermazioni.
Don Juan Capò era sempre attento e sensibile verso i drammi umani, aveva un radicato senso della sacralità che comunicava a tutti coloro che incontrava.
Incontrò Bonnin nel 1948 avviando un rapporto (a volte difficile) che non si interruppe mai. Il suo impegno nei Cursillos è stato instancabile, giorno e notte, per molti anni.
Nel 1982 si rese conto di essere gravemente ammalato e si trasferì da Cordoba nella sua isola natale dove morì, a soli sessanta anni, il 7 marzo 1984.
Mons Hervàs, don Sebastian Gayà e don Juan Capò sono stati il dono che lo Spirito Santo ha fatto all'iniziativa avviata qualche anno prima da Eduardo Bonnin ed i suoi amici.
Lo Spirito alitò su Mallorca in quegli anni…



Don Sebastian Gayà

don Juan Capò

L'APOSTOLO GIACOMO


Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore, era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni l'Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni girò la penisola iberica per compiere l'opera di evangelizzazione. Tornato in Palestina fu fatto decapitare dal re Erode Agrippa, che temeva che l'apostolo acquisisse un eccessivo potere; i suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente con una nave nei luoghi della predicazione. Sbarcati nei pressi di Finisterre si addentrarono in Galicia e gli diedero sepoltura.

Nei secoli successivi si perse traccia del sepolcro. Nell'anno 813 l'eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere sopra un colle. Una notte gli apparve in sogno San Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L'abate rimosse la terra che nei secoli si era depositata e scoprì il sepolcro. Ne diede notizia al Vescovo locale Teodomiro che confermò la veridicità dell'accaduto. La notizia giunse presto al papa ed ai principali sovrani cattolici dell'epoca. Di qui iniziò il culto di Santiago (il nome è la contrazione di San Giacomo). Fu costruita una piccola chiesa sul luogo del sepolcro; ben presto sorse intorno una città che fu denominata Santiago de Compostela (da campus stellae)



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